La lettera alla Taverna di una nostra portaiola

Il tempo è stato cavaliere, ha lasciato trascorrere gli anni ma non ha tolto l’atmosfera e la bellezza del locale, ancora quei mattoni malfermi, l’angolo per mescere il vino e la fontana che fa bella mostra di se, le volte che sostengono il solaio, lustro e vanto della nostra taverna sono ancora lì e tutto è ancora in attesa. In attesa di rivivere, di rinascere: come una mamma che attende i suoi figli che ritornino a casa. La taverna è la casa, la casa di ogni portaiolo il luogo dove si discute - durante le fredde sere d’inverno i vari progetti da realizzare per l’anno avvenire; si decide - l’argomento del corteo per il prossimo anno, le portate che verranno servite nei tre giorni di festa, i somari su cui puntare per riuscire a portare a casa il drappo; si festeggia - la vittoria del palio, la buona riuscita della festa e la fatica dei tre giorni che tante emozioni hanno dato; si piange – la vittoria conquistata o la sconfitta subita. Noi sappiamo che il primo che riaprirà quella porta lascerà filtrare quel raggio di luce che taglierà il buio

degli anni passati e la nostra taverna potrà tornare a vivere; ci accoglierà a braccia aperte, lasciandoci credere che neanche un minuto è passato senza di lei. Rientrando risentiremo ancora le risa di chi ha bevuto quel bicchiere di troppo, quel gruppo di ragazzi che nell’angolo canta a squarciagola qualche motivo sboccato. Rivedremo nel tavolo in fondo gli strateghi che propinano consigli ai giocolieri che domani difenderanno i colori giallo-rossi e quel gruppo di ragazze che sedute sulla fontana discutono animatamente su chi ha realizzato il corteo migliore. Sentiremo di nuovo gli odori dei sughi e degli arrosti, che mani esperte hanno preparato per dar prova della propria maestria culinaria ai commensali convenuti; l’odore del vino che si spande nell’aria ad invitare titubanti astanti. Ancora un po’ c’è da attendere ma manca poco per tornare a casa!
Linda Panfili

STORIA DELLA TAVERNA

Edificio tipico medievale di epoca compresa tra il XIII e XIV secolo

La taverna di san Martino è situata in via Imbriani, nella zona sud-ovest della città murata. Si tratta di un edificio tipico medievale di epoca compresa tra il XIII e XIV secolo ed inserita in un contesto particolare, quello cioè delle costruzioni che la circondano che richiama nello stile e nella forma al periodo sopra indicato. Dislocata su più livelli, in essa gli elementi maggiormente caratteristici sono sicuramente le volte a crociera ed a botte, gli archi a sesto acuto ed una vecchia fonte dalla quale sgorga della freschissima acqua proveniente dall'antico acquedotto; probabilmente originaria del XVI secolo, doveva servire sia per attingere acqua con delle brocche (questa funzione è testimoniata dalla presenza di due ferri che sporgono dalla stessa che avevano il compito di sorreggere i recipienti durante il loro riempimento con l’acqua corrente) sia per lavare i panni, caratteristica delle ampie vasche. Nei secoli successivi la taverna venne adibita a fondo e magazzino per le abitazioni del contigue fino a quando, con l’avvento dei Giochi de le Porte e la cura dei portaioli di san Martino, per gentile concessione della famiglia Manfroni che più tardi venderà l'immobile al comune di Gualdo Tadino, è potuta rifiorire e rivivere così nella sua dimensione originaria ed ai suoi antichi fasti.

“Mi ricordo che – commenta uno dei cuochi , personaggio storico della porta giallorossa – mentre stavamo facendo i lavori di ristrutturazione di alcune parti dell’immobile, ci imbattemmo per caso in un muro da cui filtrava dell’acqua. Ci chiedemmo cosa ci fosse dietro e subito dopo iniziammo a scavare con le mani e con le pale e trovammo, con grande meraviglia, altre stanze. Felici della scoperta, iniziammo a recuperare quanto emerso per renderlo agibile, ampliando così la superficie della nostra taverna”. E’ opinione altresì diffusa che altre stanze si celino dietro a porte murate.

Tante le prelibatezze gastronomiche che sono passate attraverso gli anni nella storia dei Giochi, nate dalle mani dei cuochi e finite per bocca di tantissima gente. Le deliziose ciambelline con il mosto, le gustose penne alla san Martino, le prelibate pappardelle con la lepre, gli gnocchi, le carni e tutti i sapori medievali e gualdesi magistralmente ricreati dall’esperienza e dalla fantasia degli uomini e donne della magnifica Porta.

Un motivo in più questo per entrare nella splendida taverna di san Martino e brindare alla salute dei Giochi de le Porte con quello che a detta di molti, è il più buon vino della festa, nato da uve umbre e scovato con tanta perizia dai nostri più grandi degustatori. Caratteristico poi l'Ippocrasso, vino speziato d'antica tradizione, riportato alla luce con maestria da appassionati. Esperti cuochi, gentilissimi tavernieri e l’ospitalità tipica della nostra terra sono pronti ad accogliere dal più solitario viaggiatore alla più allegra banda che voglia rifugiarsi per un giorno in un angolo di medioevo.

Da pochi anni l'accoglienza di Porta san Martino si è ampliata con l'apertura del giardino che si affaccia a lato della chiesa di san Donato. Un'oasi di pace a cielo aperto tra mura antiche ospita oggi la locanda, rifugio per chi cerca un po' di tranquillità in più per degustare un bicchiere o fare un aperitivo.

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